07. Ciammella a Zampa di Monterotondo

La storia

La Ciammella a zampa è una preparazione da forno salata, tipica del territorio di Monterotondo, bella cittadina tra le vie Nomentana e Salaria, a ridosso della Capitale. È conosciuta anche con il nome di Ciambella di Sant’Antonio perché tradizionalmente consumata il 17 gennaio, giorno in cui si celebra la festa di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali. Non a caso infatti, i monterotondesi la chiamano “a zampa”, sottinteso “di bove”, perché la forma intrecciata data all'impasto ricorda la terminazione della zampa dei bovini (lo zoccolo). Secondo la tradizione quintali di ciambelle destinate alla festa devono essere preparate dalle signore del paese almeno una settimana prima, per essere vendute in occasione dell’evento religioso dedicato al Santo. Oggi però è possibile acquistare le ciambelle tutto l’anno e presso tutti i forni del circondario di Monterotondo. La ricetta prevede l’utilizzo di prodotti semplici: acqua, farina ed olio - i tre ingredienti fondamentali della civiltà contadina - cui si aggiungono i semi di anice che le rendono più caratteristiche. Secondo le due differenti versioni paesane possono essere preparate con o senza uova. In entrambi i casi, tuttavia, il procedimento prevede una bollitura ed una seconda cottura in forno, con un lungo periodo intermedio (corrispondente ad un’intera notte) per farle asciugare su tavole di legno. Le ciammelle sono ottime da degustare tal quali, specialmente se accompagnate dal vino bianco o dal vino cotto.

Il prodotto

La Ciammella a Zampa ha un colore omogeneo che va dal marrone chiaro al giallo dorato per la versione con l’aggiunta di uova. All’olfatto si caratterizza per le pronunciate note di farina, di olio e quelle speziate di anice, abbinate a sentori di vino bianco. Al gusto si presenta armonicamente salato, con una leggera nota dolce ed acidula. La consistenza è abbastanza croccante con una convincente persistenza aromatica.

MONTEROTONDO E L’AVVENTURA GARIBALDINA

Monterotondo è un borgo sorto intorno all’anno Mille come testimonia il nucleo medievale del centro storico con il Palazzo Baronale Orsini-Barberini (fortemente restaurato dopo il terremoto di Avezzano del 1915). Pregevoli poi le chiese di Santa Maria delle Grazie e Santa Maria Maddalena, voluta dai Barberini durante la loro Signoria del XVII secolo e realizzata probabilmente dal Bernini. Ma Monterotondo è conosciuta anche per essere stata teatro di battaglia delle truppe garibaldine che nel 1867 vollero occupare la città, la cui posizione a controllo delle vie Salaria e Nomentana doveva rappresentare un ottimo punto di partenza per l’avanzata su Roma. Fuggito da Caprera. Garibaldi si unì alle camicie rosse ed il 25 ottobre, alle prime luci dell’alba, sferrò un doppio attacco a Porta Romana e a Porta Ducale. Un fitto fuoco di fucileria sferrato dalle truppe pontificie asserragliate nella rocca respinse entrambi gli attacchi. Il generale ordinò quindi di preparare un carretto colmo di zolfo e legna secca, e nella notte lo fece accostare a Porta Romana incendiandola ed occupando la città. A testimonianza dell’impresa rimangono oggi l’Ossario dei Caduti garibaldini, il Parco della Rimembranza e la lapide su Porta Garibaldi (già Porta Romana), oltre alle parole dello stesso Garibaldi che così elogia i suoi volontari: “Essi assaltarono una città murata colle porte barricate, cannoni e guarnita da esperti tiratori che i preti regalano agli italiani da tanti secoli, con uno slancio di cui l’Italia può andare superba!”

Produttori e Rivenditori