La tradizione del salame cotto è tipica di tutto il viterbese, ma nel borgo di Nepi la preparazione di questo salume si differenzia dal resto della Tuscia rendendolo un prodotto particolarmente apprezzato e ricercato. Il primo a documentare l’esistenza del “salame cotto” fu Apicio, un famoso cuoco romano, che nel suo celebre ricettario “De Re Coquinaria” del I sec. d.C., descriveva come questo salume campeggiasse sulle tavole dei patrizi romani, già dall’epoca imperiale.
Oggi la preparazione nepesina è portata avanti da pochi artigiani norcini che continuano la produzione locale, che pur potendo essere fatta tradizionalmente tutto l’anno, viene effettuata da aprile a novembre quando le temperature più calde favoriscono la corretta evoluzione del prodotto. Il processo di preparazione prevede che il salume sia ottenuto dalle carni di suini allevati esclusivamente in Italia. Nello specifico le carni magre della spalla vengono tritate, mescolate al grasso di maiale tagliato a punta di coltello, quindi condite con sale, pepe ed aromatizzate con vino ed aglio. La carne viene quindi insaccata nel budello naturale cui viene data la caratteristica forma a ferro di cavallo con legatura al centro, che divide l’insaccato in due salami. Segue la fase dell’affumicatura per una notte, in cella o vicino al camino, e bollitura per circa tre ore. Poiché il salume non si conserva a lungo, il salame cotto viene venduto, rigorosamente intero, non appena raffreddato.
Il Salame cotto di Nepi, dalla caratteristica forma a ferro di cavallo, ha un colore uniforme rosso-rosa del magro e bianco-rosa del grasso, più o meno intensi a seconda del grado di affumicatura. L’elevata intensità olfattiva si caratterizza per le pronunciate note di carne cotta, aglio e pepe abbinate a sentori di vino e di affumicato. Al gusto si presenta armonicamente salato e sapido, con una leggera nota dolce ed acidula. Buona la masticabilità e la persistenza aromatica.