L’aglio rosso di Castelliri, ecotipo locale di Allium Sativum L., nato dalla fortunata combinazione di aglio bianco e aglio rosa, ha trovato terreno fertile nelle soleggiate colline e pianure di questo comune del frusinate, in cui risulta coltivato da tempi remoti. Dagli inizi dell’Ottocento vasta è la documentazione del Regno di Napoli che fa riferimento a questa coltura. All’epoca, infatti, il comune di Castelliri, parte del Circondario di Sora in provincia di Terra di Lavoro, aveva assunto un ruolo strategico nelle direttrici del commercio dell’aglio verso la capitale del Regno. I metodi di coltivazione, lavorazione e conservazione del prodotto rispettano ancora oggi i tempi ed i modi tradizionali. La semina, su terreni di natura prettamente argillosa, è fatta da metà novembre fino a dicembre; il raccolto manuale, con l’ausilio di una vanga, ha luogo a giugno. Le piante essiccate sono riunite in mazzi da 25-50 teste, appesi ad asciugare in luoghi asciutti e ventilati per circa un mese. In seguito, dopo aver sottoposto le foglie a bagnatura in tinozze di legno per un’intera notte, si passa all’intrecciatura manuale. Le trecce così ottenute, formate da diverse teste d’aglio, sono lasciate asciugare ancora per 1-2 giorni, quindi pronte per il consumo. Tradizionale è anche la pratica di estrarre manualmente, a maggio, il germoglio della pianta, il tallo o in dialetto “cazzarieglie”, per permettere al bulbo di crescere e per ottenere un prodotto molto ricercato in cucina, che la tradizione ciociara predilige lessato intero o ridotto in crema, quindi conservato in vasetti sott’olio.
L’Aglio Rosso di Castelliri ha un colore che varia dal biancastro delle tuniche esterne al rosa delle tuniche interne. L’elevata intensità olfattiva si caratterizza per le note agliacee, abbinate a sentori di vegetale fresco. Al gusto si presenta armonicamente dolce e acido, con una pronunciata nota piccante ed una leggera astringenza. Buona persistenza aromatica.